RECENSIONE: "Amo Relativo" di Salvatore Gamardella

La copertina
Parliamoci chiaro, questo libro è stato scritto da un ragazzo di sedici anni. Se è già di per sé abbastanza raro che un adolescente pensi di scrivere un libro, stavolta abbiamo un adolescente che scrive una raccolta di poesie. E lo fa con uso sapiente della penna, sperimentando metriche diverse e affrontando i più disparati argomenti.
Amo Relativo è un libro da avere, non solo perché scritto da un ragazzo capace ma anche, e soprattutto, per i temi che affronta. 
Cominciamo spiegando il titolo: perché Amo Relativo
Ci risponde Salvatore stesso nella prefazione:

Il titolo dell'opera è stato scelto in modo che rivelasse subito al lettore il filo conduttore dei vari componimenti che si appresterà a leggere, vale a dire il relativismo etico e culturale.
Quello del relativismo è il più grande grattacapo della mia vita [...]. Per evitare questo problema molte persone si aggrappano, come fanno i pesci con l'amo, a una verità che spesso iniziano a dare per scontata. Questo amo, però, è diverso per ogni persona perché ci si può affidare tanto alla religione quanto al denaro, tanto alla scienza quanto alla filosofia [...]: l'amo, pertanto, è relativo. [...] Qual è il mio?
Il mio amo è forse l'amo per eccellenza, l'amore, e probabilmente non è un caso che le due parole siano così legate, così simili.

Lo stile fluido, schietto e mai noioso spinge il lettore a cercare nei vari componimenti agganci con la quotidianità, la propria vita, il proprio rapporto con gli altri: un continuo invito alla riflessione.
Le diverse sezioni del libro sono intervallate da saggi brevi su argomenti di spiccata attualità, dalla pena di morte all'amicizia. A ciò si aggiungono interessanti illustrazioni a firma di Francesco Gamardella e Pasquale Piscopo.

Amo Relativo si presenta al lettore in una bella veste grafica, con copertina opaca, carta color avorio e alette. Un plauso, quindi, alla casa editrice Kimerik, che ha valorizzato un giovane astro nascente del panorama letterario italiano.

Vi salutiamo con qualche domanda che abbiamo rivolto direttamente all'autore.


Quando hai cominciato a scrivere e perché?

Ho cominciato a scrivere fin da quando ero molto piccolo, non ricordo l'età precisa. Ricordo, però, che era il mio passatempo preferito: chiedevo in continuazione a mia mamma un foglio e una penna e cominciavo a scrivere delle storie o delle carriere di personaggi inventati. Attualmente scrivo poesie, saggi e canzoni (queste ultime non le ho ancora fatte leggere a nessuno) soprattutto per passione e per un bisogno personale. Tuttavia ho anche scritto delle poesie come "Un ambiente omertoso e radioattivo" e "Liberi di non credere" per lanciare un messaggio ben preciso riguardo ai problemi principali di cui soffre la realtà in cui vivo.


Pubblicare un libro e decidere di far conoscere a tutti le proprie idee e i propri sentimenti non è una decisione qualsiasi. Hai temuto il giudizio altrui?

Spesso e volentieri, soprattutto in passato, mi sono lasciato condizionare troppo dal parere di chi mi circondava. Molti mi dicevano che non avrei mai fatto strada con la scrittura semplicemente perché 'con la scrittura non si va da nessuna parte' e che avrei dovuto dedicarmi ad altro. Crescendo, però, ho preso sempre maggiore consapevolezza di questa mia passione e non ho più dato peso a quello che, comunque, era ciò che mi sentivo dire più spesso. Al momento della pubblicazione ho pensato che tra le cose che ho scritto, per quanto possano essere personali, non c'è niente per cui mi debba preoccupare di eventuali critiche. Può essere criticato il mio stile, tra l'altro non ancora del tutto definito in quanto ho spaziato molto e utilizzato metriche anche molto diverse, ma per quanto riguarda i contenuti penso di aver espresso il mio parere e le mie emozioni senza mai essere offensivo o volgare. In passato mi lasciavo infastidire più facilmente dal giudizio di chi vedeva in quello che facevo qualcosa di strano, ma col tempo ho imparato a distinguere le critiche costruttive dalle semplici manifestazioni di invidia o di gelosia. Le critiche costruttive, invece, non le ho mai temute, anzi mi servono. In generale, comunque, non ho mai avuto paura di far conoscere le mie idee e i miei sentimenti; piuttosto, ho sempre cercato di capire quante persone la pensano come me o provano quello che provo io.


L'autore
Tra i tuoi, qual è il componimento a cui sei particolarmente legato?

Sono particolarmente legato alla poesia "Un'anima in cattività" perché è quella che descrive meglio cosa provo quando sono triste e allo stesso tempo ne rivela le cause principali. Poi sono anche legato alla poesia "Brividi di freddo", che scrissi sul promemoria del mio telefonino durante un viaggio a Bari, città natale di mia mamma, e "La vita che vorrei", la prima poesia in assoluto che io abbia mai scritto.


Scriverai ancora? Sai già dirci cosa?

Ebbene sì, dovrete sorbirvi il mio istinto poetico ancora per molto :P
Da quando il libro è stato pubblicato, ho scritto altre poesie, ma allo stesso tempo ho cominciato a scrivere anche testi rap. Se riuscissi a far combaciare queste mie due passioni, vale a dire la poesia e la musica, sarebbe davvero il massimo.


Grazie mille dell'intervista e alla prossima!

Sempre su Letteral-Mente, trovate ulteriori informazioni in merito all'autore e al suo libro QUI

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